Cos'è la ritenzione idrica e come si manifesta

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  1. .•ˆ•… roxina …•ˆ•.
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    È una sensazione sgradevole che conoscono in molti, soprattutto le donne tra i 25 e i 45 anni. In certi periodi dell’anno si fa sentire di più, in altri meno. Ma le sue conseguenze, oltre a riguardare il fisico, si ripercuotono anche sull’umore: non fa piacere, non può fare piacere sentirsi gonfi, aumentare di peso, assistere impotenti al manifestarsi di inestetismi della pelle. Parliamo della ritenzione idrica, quell’accumularsi di liquidi in una o più parti del corpo (di solito gambe e piedi, addome, mani, ma non solo). Si tratta di un fenomeno che comporta un aumento di peso (fino a 5 kg), un senso di pesantezza degli arti che risultano anche un po’ dolenti. E quella sgradevole sensazione di disagio provocata dai vestiti che si fanno sempre più “stretti”, dall’impressione di stare ingrassando senza motivo, dal timore che qualcosa – nel proprio organismo – stia accadendo, ma non si sa bene cosa. Tecnicamente, la ritenzione idrica consiste nell'accumulo di liquidi negli spazi tra una cellula e l’altra del nostro corpo, ed è dovuta ad uno squilibrio tra il sistema venoso e quello linfatico. I due sistemi trasportano e filtrano circa 20 litri di liquidi al giorno: 16 vengono riassorbiti dal sistema venoso e 4 vanno a formare la linfa. Se vi sono delle alterazioni nella funzionalità di questi due sistemi, si può avere ristagno di liquidi, con conseguente gonfiore ed edema, soprattutto a livello degli arti inferiori. Problemi sorgono anche quando le vene sono poco toniche e il ritorno venoso al cuore non è completo. Anche in questo caso si determinerà un ristagno di liquidi che causerà le classiche caviglie gonfie, rosse e doloranti, oppure ristagno a livello di polpacci e cosce con la formazione di pannicoli sottocutanei (la cellulite).

    Come prevenire la ritenzione idrica

    Aiutare l’organismo a drenare i liquidi, in modo da ridurre ogni rischio di ritenzione idrica, non è impossibile. Per fare questo, si può agire su più fronti.
    Cominciamo dagli stili di vita.
    1) Riducete o, meglio ancora, eliminate il fumo.
    2) Dormite sempre con gli arti inferiori posti a un livello più alto rispetto al cuore: basta mettere un cuscino sotto il materasso, in corrispondenza dei piedi, in modo da alzarlo di circa 15-20 cm.
    3) Evitate di restare fermi, in piedi o seduti, per periodi troppo lunghi.
    4) Evitate tacchi troppo alti o troppo bassi: stimolerete il buon funzionamento della pompa plantare.
    7) Limitate il più possibile i viaggi in auto, soprattutto se prolungati, perché la posizione seduta provoca una stasi venosa agli arti inferiori.
    8) Siate meno sedentarie. Ma occhio al tipo di attività fisica che praticate. Il nuoto è quella più utile e completa, così come le lunghe passeggiate: entrambe coinvolgono tutti i muscoli della gamba e favoriscono il ritorno venoso. Se si pratica il jogging, è importante scegliere scarpe adatte e, se possibile, preferire un fondo morbido dove allenarsi: meglio l’erba dell’asfalto. Va benissimo anche solo fare le scale a piedi. State alla larga invece da sport che complicano la situazione: tennis, basket, equitazione, canottaggio.

    Come risolvere il cattivo drenaggio dei liquidi

    Un modo importante per intervenire è quello attraverso i trattamenti locali con prodotti di carattere cosmetico contenenti principi attivi chimici e/o vegetali. Sono i “cosmeceutici”, metà cosmetici e metà farmaci”: agiscono bene in profondità, facendo penetrare i principi attivi fino al microcircolo. Stimolano la rimozione e l’eliminazione dei liquidi ristagnanti nei tessuti, decongestionano e riducono le infiammazioni locali. I più usati sono a base di ippocastano, rusco, centella asiatica, ginkgo biloba, betulla. Attenzione, però: non considerateli metodi risolutivi, perché sono soltanto un’ottima base perché trattamenti medici funzionino al meglio.

    Oltre ai trattamenti cosmetici, anche l’assunzione di specifiche sostanze ed estratti vegetali, consente di intervenire attivamente per eliminare i liquidi in eccesso. Estratti come la Betulla, l’Ortosifon e la Lespedeza sono noti per le loro proprietà drenanti, mentre altre sostanze chiamate bioflavonoidi agiscono a livello circolatorio migliorando la funzionalità dei vasi sanguigni. L’assunzione di queste sostanze mediante integratori alimentari può dunque agire in sinergia con le altre soluzioni proposte, permettendo la messa in atto di un trattamento completo e maggiormente efficace.

    E poi c’è la massofisioterapia, che consiste in un insieme di tecniche localizzate, manuali o con l'ausilio di apparecchiature: per esempio, il linfodrenaggio manuale, la pressoterapia, la laserterapia, la balneoterapia, la mesoterapia.
    Il linfodrenaggio manuale rappresenta una delle tecniche più efficaci contro la ritenzione dei liquidi. È molto efficace e serve a liberare l'organismo dai liquidi in eccesso e dalle tossine che ristagnano a livello sottocutaneo, favorendo il loro successivo drenaggio. Le sedute, dalla durata di 50 minuti circa, devono avere una cadenza bisettimanale e possono durare per molti mesi.
    La pressoterapia è un altro metodo di eccellenza per contrastare la ritenzione idrica, specie se associata a dolori, a parestesie, colorazione violacea della cute, circolazione venosa reflua insufficiente. Consiste nell'introdurre gli arti del paziente in apposite apparecchiature a forma di stivale, dove viene insufflata dell'aria a pressione variabile, in modo da ottenere una compressione graduata sui vasi sanguigni reflui e determinare, così, un alleggerimento del carico venoso degli arti. Di solito, per ottenere buoni risultati occorrono 2-3 cicli con sedute anche a giorni alterni. La pressoterapia va eseguita sotto controllo medico.
    La laserterapia si basa su uno degli ultimi strumenti terapici attivati per la cura della ritenzione idrica. La luce laser ha sui tessuti un'azione di tipo antiedematoso e biostimolante. Ne deriva un miglioramento dell'ossigenazione dei tessuti e dell'interscambio intra ed extracellulare. L'azione del laser sul microcircolo può essere un’ottima base di preparazione del tessuto verso eventuali e successivi trattamenti come la mesoterapia.
    La mesoterapia consiste nella ripartizione omogenea di un cocktail farmacologico inoculato a piccole dosi. Il trattamento è indolore e non necessita di alcuna anestesia locale. Un ciclo di sedute va da un minimo di 8 applicazioni ad un massimo di 15, con cadenza settimanale. Alla fine della terapia è consigliabile continuare con una seduta al mese di mantenimento. Tra i preparati più usati, a livello fitoterapico, l'ippocastano, la centella asiatica, la vitamina C.
    La balneoterapia è una tecnica utile sia come cura d'attacco per l'edema, che come prevenzione. Sfrutta l'azione meccanica della pressione dell'acqua e l'effetto terapeutico derivante dall'addizione di sostanze bioattive. Posizionando il getto d'acqua adeguatamente e scegliendo in modo mirato il tipo d'acqua da impiegare, è possibile ottenere una sorta di "spremitura" dei vasi sia venosi sia linfatici, con un conseguente miglioramento dell'ossigenazione cellulare. E' possibile addizionare ozono, configurando la cosiddetta balneoterapia ozonizzata. Usando questa metodica, l'ozono prodotto da un apposito apparecchio viene immesso in una vasca piena d'acqua, a contatto con quest'ultima l'ozono produce ossigeno nascente, che penetra nella cute fino all'ipoderma. L'azione di tale idromassaggio è soprattutto antiinfiammatoria e vasoattiva, con efficaci risultati sulla funzionalità dell'apparato venoso periferico. E' consigliabile sottoporsi ad almeno 2 sedute settimanali della durata di 30 minuti circa.
    www.staibene.it
     
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