Uno, nessuno e centomila

LUIGI PIRANDELLO

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  1. .•ˆ•… roxina …•ˆ•.
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    -Che fai?- mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
    -Niente,- le risposi,- mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse:
    -Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
    Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato una coda:
    -Mi pende? A me? Il naso?
    E mia moglie placidamente:
    -Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.

    Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altri parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.

    Questo l’incipit della storia.
    Scritto e pubblicato nel 1926 è l’ultimo romanzo di Pirandello. Riprende temi affrontati ne Il fu Mattia Pascal e come questo è ambientato in una piccola provincia.
    Vitangelo Moscarda, dalla banale constatazione che il naso che egli crede di avere è diverso da quello che sua moglie gli riconosce, parte per un viaggio dentro e fuori di sé che lo conduce ad una riflessione sull’intera esistenza e alla follia. Vitangelo si rende conto che gli altri lo vedono in una maniera diversa da come lui stesso crede di essere. Non esiste solo un Vitangelo Moscarda, ma ne esistono tanti quanti sono gli esseri umani con i quali stabilisce anche una minima e fugace relazione. Non esiste un io autentico e oggettivo. Scoprire di non essere per gli altri quell’Uno che crede di essere per sé accende in lui il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee per scoprire il vero sé. Tenta di distruggere le errate convinzioni della gente, a cominciare da quelle della moglie. Ma Vitangelo si conosce per quello che è? Qual è la sua vera essenza?

    Il protagonista passa dall’essere unico per tutti alla propria concezione del nulla attraverso la consapevolezza dei centomila che gli altri gli riconoscono. La realtà non è oggettiva, ma si perde in un vortice di relativismo.
    Pirandello riprende in questo romanzo i temi della formazione dell’identità, del conflitto tra essere e apparire, della maschera sociale, della prigione delle convenzioni sociali in cui l’uomo è costretto con la sua ineguagliata spigliatezza, con lo svago e l’umorismo caratteristici di tutta la sua produzione letteraria alla cui base vi sono una acutezza intellettuale e una minuziosità dell’analisi interiore a dir poco geniali.
    Questo libro vi farà riflettere sulla mutevole realtà delle percezioni, su come noi percepiamo chi ci circonda e su come chi ci circonda percepisce la nostra essenza. Avremo modo di capire quanto siano erronee e preconcette certe convinzioni e false molte convenzioni.
    Un capolavoro indiscusso della letteratura del Novecento…
    http://www.my-libraryblog.com/
     
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  2. berrutina 4ever
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    uuuuu adorooo pirandello mi piace proprio la sua idea il suo modo di pensare ! questo libro è uno dei più belli poi c'è anche il fu mattia pascal il tumo l' escusa si sono tutti belli! ricordo che lo studiai l' anno scorso ma fu uno degli scrittori che mi colpì di più poi per imparare le sue idee ci misi tanto hihi sono un tantino complicate ma ne è valsa la pena :) grazie rossy
     
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  3. *AleBerrutina*
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    Grazie Rossy...
    Pirandello ha sempre il suo fascino nello stile.. uno scrittore..che a parer mio è sempre andato più in là..
    Grazie!
     
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2 replies since 14/11/2008, 11:26   45 views
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