Tiziano Ferro a Rimini tra pop e melodico

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  1. Ross@na
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    dal nostro inviato
    Marco Molendini
    RIMINI (19 aprile) - Tiziano Ferro lo sa e non lo nasconde: la sua forza è la sua debolezza. La timidezza congenita si trasforma in tensione, in cura sfrenata per i particolari, in controllo assoluto di tutto ciò che fa. Così, ecco, che una prova generale, fatta a palasport mezzo vuoto (il 105 Stadium) con ottocento fans reclutati e qualche giornalista, diventa un'ultima verifica meticolosa e intransigente. Del resto si parte per un lungo viaggio e, al solito, anche per avere conferme: questo è un tour importante, a cominciare dai numeri. Le date, certo (che sono in gran parte già esaurite, compresi alcuni sconfinamenti Oltralpe), ma anche quell'appuntamento a fine giugno con lo stadio Olimpico. Doveva essere una sola serata in curva (25 mila biglietti), saranno due, quasi uno stadio (circa 50 mila spettatori). Al prossimo giro, Tiziano ci potrebbe anche provare, del resto aver fatto uno stadio nella vita è diventato ormai come appuntarsi una medaglia al petto, una sorta di prova del fuoco. Ogni riferimento ad altri è evidentemente voluto, ma adesso non è questo che importa. L'importante è come andrà questo viaggio che ha le sue ambizioni. Intanto è una prova della maturità per un personaggio arrivato al successo abbastanza presto e che, adesso è alla soglia dei 30 anni e che è al quarto album, deve capire quanto è maturato e cosa farà da grande. Tiziano ha dalla sua l'evidente potenza vocale, un sicuro talento d'autore (Giusy Ferreri per il suo successo dovrebbe fargli un monumento), ha ambizione, ha venduto milioni di dischi ma deve ancora scegliere dove andare con la sua voce di ferro e il suo cuore di velluto.

    Questo show mette in evidenza le sue duplicità a volte ambigue: un'evidente ammirazione per il pop più classico e roboante (lo si vede dal palco strutturato con pedane, lift, passerelle, artifici scenici, un paio di break dancers, tre schermi eleganti) un po' alla Madonna (c'è anche il globo della discoteca che si materializza), un po' alla Michael Jackson (il gusto di sbucare con un montacarichi dal pavimento) e, dall'altra, c'è lo spirito melodico («io sono un inguaribile romantico, sogno l'amore e almeno lo canto» ammette alla fine dello spettacolo), con una spiccata tendenza alla malinconia come racconta la maggioranza delle canzoni scelte per la scaletta. Insomma è come se lo spettacolo fosse combattutto fra una tendenza al minimalismo, al ripiegamento su se stessi e una voglia invece di far spettacolo come è nella natura dei grandi concerti pop. Da una parte c'è il cantante che ama la classicità («quando ero ragazzo e guardavo Sanremo impazzivo per Perdere l'amore di Ranieri e Se stiamo insieme di Cocciante», ammette) dall'altra il giovanotto di Latina che si è trapiantato a Londra che ama ascoltare le novità di tendenza, frequentare le discoteche, ammirare un certo tipo di vocalità dalle venature black.

    Nelle due ore di concerto c'è tutto ciò attraverso un ampia retrospettiva del suo songbook con particolare attenzione all'ultimo album, Alla mia età, senza dimenticare i primi successi come Rosso relativo o Xdono, che si scatena con un paio dei suoi hit più divertenti come Stop dimentica o E Raffaella è mia e ci prova anche ad azzardare qualche corsa e qualche movimento («ma se hai vissuto vent'anni da grasso, ti resta quella memoria del tuo corpo» ammette), ma trova i suoi momenti migliori proprio quando si abbandona senza remore alla vocalità più pura in pezzi di ampio respiro come Sere nere, Imbranato, Ed ero contentissimo, Il regalo più grande. Ultima nota: il tour ha una collaborazione con l'Avis per aiutare la ricostruzione della Casa dello studente dell'Aquila.

    http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...OLO&ssez=MUSICA
     
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